Un film di Anna Bolmark
Settembre 2017
Il film é il risultato di un Corso annuale presso la Scuola di film documentario.
Il lavoro è stato svolto per la Croce Rossa Svedese e consisteva in una ricerca da effettuarsi in
Uganda e tradurla in un film.
L´idea é nata in Svezia durante l´autunno del 2014.
“Ho sempre avuto una grande passione per gli animali- racconta Anna- e sapevo che in Uganda vive uno dei gorilla in via d´estinzione: il mountain gorilla.
Facendo varie ricerche sui gorilla ho scoperto che la foresta da loro abitata ha una storia molto
particolare: in quella foresta, una delle poche rimaste in tutto il paese, per migliaia di anni hanno vissuto i pigmei. “
La Bwindi Impenetrable Forest è la patria di alcune delle più grandi biodiversità del pianeta, una profusione di piante esotiche e animali incluso il gorilla di montagna. Per migliaia di anni, la giungla è stata anche la casa di un popolo indigeno: i pigmei Batwa, conosciuti come "I Custodi della Foresta."
La storia di questo piccolo popolo è lunga e ricca. I Batwa sono sopravvissuti cacciando piccola selvaggina con frecce o reti e raccogliendo piante e frutta nella foresta pluviale. Vivevano in capanne costruite con foglie e rami, muovendosi spesso in cerca di cibo. I Batwa hanno vissuto per millenni in armonia con la foresta e le sue creature, compresi i gorilla di montagna. Alcuni antropologi stimano che le tribù pigmee come i Batwa sono esistite nelle foreste equatoriali africane per 60.000 anni o più.
Nel 1992, la vita dei pigmei Batwa è cambiata per sempre.
La foresta impenetrabile di Bwindi è diventata un parco nazionale e Patrimonio dell'Umanità al fine di proteggere i 350 gorilla di montagna all'interno dei suoi confini.
I Batwa sono stati cacciati dal parco e poichè non avevano alcun diritto sulla terra, non gli è stata data alcuna forma di compensazione. I Batwa sono così diventati rifugiati in un mondo sconosciuto, senza foresta. Molti Batwa sono morti durante i primi anni di esilio, e l'esistenza stessa della tribù è stata gravemente minacciata.
Per quel popolo che non sapeva altro che vivere nella foresta, non conosceva altre lingue, non aveva vestiti e non andava a scuola, una vita civilizzata era una shock.
Loro sapevano cacciare, raccogliere frutti e piante medicinali.
“Volevo conoscere la loro realtá d´oggi, venticinque anni dopo l´evacuazione dalla foresta,- dice ancora Anna- .Questa storia mi incuriosiva. Un film che contenesse un conflitto mi pareva più interessante che documentare solamente il comportamento dei gorilla nella foresta.
Il conflitto tra proteggere il gorilla o proteggere un popolo e le loro tradizioni millenarie.
La responsabilità è da imputarsi anche allo Stato che, appoggiato dalla banca mondiale, lascia al proprio destino una intera popolazione, per i propri interessi. Questo interesse consiste nel fatto che il Governo dell’Uganda guadagna 500 dollari su ogni turista che visita questo parco nazionale”.